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BORGO A MOZZANO

E’ il capoluogo del comune, si estende sulla riva destra del fiume Serchio, dista da Lucca Km 20 ed è sede della Comunità Montana “Media Valle del Serchio”.
Questo antico borgo conserva ancora oggi tracce architettoniche, monumentali ed artistiche, di notevole interesse. Sormontato a breve altezza da un elegante convento francescano del XVI° secolo, il paese è costituito da una lunga serie di antichi palazzi, molti dei quali appartenuti un tempo ai Castracani e ai Guinigi; tra questi, dominano per la loro imponenza cinquecentesca, Palazzo del Vicario, oggi sede comunale, che ospita anche un piccolo Museo con reperti archeologici di notevole interesse, ed i palazzi Roncini, Santini e Pellegrini, quest’ultimo attualmente sede della Biblioteca comunale.               

Da visitare il piccolo Oratorio della "Madonna dei Ferri" (1597-98), immagine venerata da più di tre secoli e recentemente elevata a patrona del Comune.    

La chiesa di San Jacopo, costruita fra l’XI e il XII secolo, disposta com’è all’incrocio di due antichi paesi in posizione elevata e a prospetto asimmetrico, costituisce di per sé una realtà architettonica molto interessante.Al suo interno, sono racchiuse numerose opere d’arte: il Fonte Battesimale del 1590, alcune bellissime Statue Robbiane, la statua lignea di S. Bernardino da Siena che il Vecchietta, (o secondo altri, il Donatello) raffigurò esile e scarno; quindi l’Altare del SS. Sacramento con un bellissimo tabernacolo ed un ciborio del XVII secolo. 

La Chiesa del Crocifisso,  costruita su un antico Oratorio,  conserva la miracolosa immagine di Gesù Crocifisso, mirabile opera  del XVI secolo. Il Monastero fu soppresso nel 1810 dai Baiocchi; più tardi riprese la propria attività con le suore Teresiane che poi si trasferirono presso il Ponte del Diavolo nel palazzo del Barone Tossizza.

La Chiesa di San Rocco risale al 1527, quando l’oratorio allora esistente, intitolato a S. Sebastiano, assunse il nome di S. Rocco e Sebastiano. All’interno la chiesa è ricca di opere di pregio: affreschi di noti pittori come Luigi Ademollo e Pier Filippo Mannucci, altari in marmo di rilevante interesse come quello della “Madonna di Lourdes” e un bellissimo organo che porta alle sue sommità l’emblema raffigurante un cerro, simbolo della frazione di Cerreto.

Il PONTE DEL DIAVOLO
Il ponte del Diavolo fu costruito per collegare le due sponde del fiume Serchio. Su questa opera, mirabile per la sua architettura e che da sempre ha destato meraviglia, non sono state trovate fino ad oggi notizie certe sull’anno della sua costruzione.Esistono leggende, tradizione popolare e solo qualche notizia veramente documentata. Lo scrittore Nicola Tergimi afferma che il Ponte fu fatto costruire dalla Contessa Matilde e Castruccio poi lo fece riparare a sue spese definendolo Ponte di Chifenti. Nel 1500 prende il nome di Ponte della Maddalena dall’Oratorio che si trovava ai piedi del ponte sulla sponda destra. Negli anni cinquanta fu eseguito lo sbarramento del Serchio e l’aumento del livello delle acque, oltre a minare i suoi piloni, gli ha tolto il meraviglioso slancio verso il cielo. La Leggenda racconta che nell’anno 1224 , in una gelida sera di fine inverno Mastro Aldebrandino osservava mestamente quanto restava del ponte spazzato via dalle acque, qualche giorno prima. Il buio calava rapidamente sulla valle e l’Ufficiale voltate le spalle al fiume per dirigersi al vicino “Ospitale” dove avrebbe trascorso la notte, bofonchiò tra i denti”…per averla vinta su questo dannato fiume bisognerebbe costruire un arco talmente alto da volerci l’aiuto del Diavolo”. Dovete sapere che, a quel tempo, i Demoni non si presentavano sotto false spoglie, ma apparivano tali e quali come erano, con le corna e tutto il resto. E fu così che Lui, Satana in persona, si presentò subito a Mastro Aldebrandino, proponendogli il suo patto. Il Diavolo, gli avrebbe fatto trovare la mattina dopo il ponte bello e fatto, e tale che sarebbe durato per secoli, a patto che il primo essere vivente che vi sarebbe passato sopra sarebbe stato suo. Aldebrandino accettò e suggellò il patto con una bella stretta di mano. Il mattino seguente, dopo una notte insonne tempestata da lampi e saette, Aldebrandino, ansioso, si affacciò alla finestra e ….vide il Ponte, bello, maestoso, con l’arcata centrale che toccava il cielo. Prese subito una decisione: si sarebbe sacrificato lui e sarebbe passato per primo sopra il ponte. Quando, appena in strada, ecco venirgli incontro un cane randagio e improvvisamente!!…. Ecco la soluzione !!… Prese un tozzo di pane e, fattolo annusare all’ignaro cane, lo lanciò al di là dell’arcata, una nube sulfurea lo avvolse tutto e, accompagnata da un urlo agghiacciante, si dissolse nel nulla.

“ANTIQUARIUM DI BORGO A MOZZANO”
La sera del 5 luglio 1974, dietro la Chiesa di Pian della Rocca, all’estremità del prato un tempo lambito dal Serchio, uno dei cercamine occupato nei lavori di costruzione dell’ impianto del metanodotto, individuò a 40 cm di profondità, una tomba ligure priva di lastra di copertura. La mattina seguente, all’interno di una cassetta rettangolare formata da cinque solide lastre di pietra, affiorò, purtroppo in frantumi, un grosso cinerario contenente ossa combuste e ciò che rimaneva della ciotola di copertura. A una certa distanza dal vaso, con l’immanicatura rivolta in alto, stava conficcata tra le pietre d’angolo una lancia di ferro corrosa dalla ruggine. Via via che la terra veniva rimossa dalle pazienti e ansiose mani che lavoravano al recupero, affioravano nuove forme che lentamente si rivelavano appartenenti al corredo di un guerriero e forse della sua sposa. Terminato il recupero di tutti i reperti, comprese le lastre che formavano la cassetta, nonostante una sistematica esplorazione dell’area circostante, non si ebbero ulteriori rinvenimenti. Può darsi però che altre tombe nel passato siano state sconvolte, perché gli abitanti del luogo ricordano di aver visto numerose lastre del tipo di quelle descritte. Si sarebbe trattato quindi di una tomba isolata, ma di una zona cimiteriale. Questo materiale ed altri oggetti rinvenuti durante il corso degli anni a testimonianza delle civiltà che hanno popolato il nostro territorio, sono raccolti nell’Antiquarium di Borgo a Mozzano, presso il Palazzo Comunale.

PERCORSO TREKKING

BORGO A MOZZANO – CERRETO – LA ROCCA – PONTE DELLA MADDALENA (detto DEL DIAVOLO) – BORGO A MOZZANO
Il tracciato ripercorre l’antica viabilità e ha inizio in piazza San Jacopo dove, nel Medioevo, finiva il paese di Borgo a Mozzano; il campanile della chiesa di San Jacopo, infatti, altro non era che una torre ad uso militare (detta della Camminata) posta a guardia della via Clodia seconda dalla Contessa Matilde. Da piazza San Jacopo, dove si trova anche palazzo Ricci, oggi sede della Comunità Montana, ci incamminiamo, attraversando il “rio di Oneta” grazie ad un ponticello, lungo una mulattiera che ci permette di raggiungere, dopo 10 minuti di cammino, la frazione di Cerreto, posta a 144 mt slm.In loco, oltre ad ammirare il panorama circostante, è possibile visitare la chiesa di San Giovanni Battista che conserva una scultura lignea di grande pregio risalente al XIV secolo e raffigurante la Madonna con il Bambino, attribuita al Valdambrino.
Da Cerreto il sentiero prosegue al di sopra della strada rotabile e, passando per l’Oratorio di San Rocchino, giunge all’antica Pieve millenaria di Cerreto con la sua struttura fortificata di piccolo borgo medievale, da dove poi si prosegue agevolmente per località “La Rocca” (314 mt slm) dove sono ben visibili i resti del castello medievale e dove l’occhio può spaziare nella valle del torrente Lima da un lato (con la vista su Fornoli, Chifenti, la Villa più in alto), e in quella del Serchio dall’altro, dandoci l’idea della posizione importante che aveva questa postazione per il controllo del territorio. In questa località, oltre ai resti della fortezza, è da ammirare la compattezza del piccolo borgo e la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta (XII sec.). Poco al di sotto del paese ha inizio un sentiero che scende lungo il bosco sottostante, alternando un fondo acciottolato a terra battuta, il sentiero conduce, in circa 30 minuti, in prossimità del Ponte della Maddalena, detto del Diavolo, e più precisamente in località “Venezia”. Dopo la visita al Ponte, per ritornare al punto di partenza in piazza San Jacopo, sarà necessario percorrere il paese per circa 800 metri. Il sentiero si snoda, per lo più, all’interno di boschi misti e castagneti, il circuito in totale misura km 4,5.

 

 L’AZALEA: SIMBOLO E TRADIZIONE

Il termine Azalea deriva dal greco e significa “asciutto”, “secco”. Fu attribuito ad un arbusto dai fiori rosa – rossastri che cresceva spontaneo su terreni declivi e scoscesi al limitare dei boschi di alta montagna. Le azalee sono piante antichissime, ne sono stati ritrovati residui fossili risalenti al Miocene, 26-27 milioni di anni fa. Le zone in cui vegeta spontanea sono: Cina, Tibet, India, Arcipelago Indonesiano, Giappone, Formosa, zone Alpine e America boreale.
 Oggi nel mondo le azalee sono prodotte in milioni di esemplari e l’Italia rappresenta uno dei maggiori produttori; a Borgo a Mozzano, zona in cui le condizioni microclimatiche e pedoidrologiche sono risultate ottimali, si parla di coltivazione di azalea già da alcuni decenni.
 Sul territorio comunale sono presenti una decina di aziende che con la loro coltivazione coprono 30.000 metri quadrati e si prefiggono lo scopo di proteggere e garantire la qualità dell’Azalea di Borgo a Mozzano.

 DIECIMO
Antico feudo della Contessa Matilde, più tardi iura del Vescovo di Lucca fino al 1736 allorché passò alla Vicaria di Borgo a Mozzano. L'antico paese si snoda lungo la provinciale Lodovica intitolata a San  Giovanni Leonardi a cui Diecimo ha dato i natali.
 Nel centro del paese troviamo la Chiesa del Carmine, la Piazza con la Torre di Castruccio, la casa natale di S. Giovanni Leopardi, oggi trasformata in piccolo museo.
 In località Avarano, lungo la  provinciale la chiesetta di S. Martino in Greppo,  esistente prima dell'anno Mille, che fungeva da "Hospitale" per i pellegrini e i mercanti che transitavano lungo la Via Clodia: qui infatti era posta la Gabella della Iura, dove i viandanti dovevano pagare il dazio per proseguire il loro cammino. All'inizio della vallata della Pedogna sorge la Pieve romanica intitolata a S. Maria Assunta che fu fondata da S.Frediano e risale al VI secolo.
 La struttura attuale risale al XII-XIII secolo; di notevole interesse l’abside arricchito da sculture medievali che fanno da mensole agli archetti pensili; lo stesso motivo si ripete ad ogni piano del campanile che presenta due ingressi sovrapposti e, al lato Nord e Ovest, due ordini di mensole lapidee che si suppone sostenessero camminamenti lignei di uso militare.
Il campanile, che svolgeva anche funzione di prigione, è certamente uno dei più belli della Lucchesia. La chiesa, a tre navate, conserva parte dell’antico corredo presbiteriale, due leoni stilofori, il profeta Isaia, due capitelli e una colonna di origine longobarda.  L'architrave del portale della semplice facciata, è attribuita al Biduino, uno dei maggiori scultori attivi in Toscana e aiuta a datare la conclusione dei lavori intorno al 1180-1190. Di notevole interesse architettonico è l'abside, arricchito da sculture medioevali che fanno da mensole agli archetti pensili; lo stesso motivo si ripete ad ogni piano del campanile (XIII sec.) (1282) che presenta due ingressi sovrapposti e dal lato nord e ovest due ordini di mensole lapidee che si suppone sostenessero camminamenti lignei di uso militare. 
 Si possono ammirare inoltre, un bassorilievo medioevale raffigurante un cavaliere con lancia e scudo popolarmente chiamato "re Pipino", un pregevole fonte battesimale, un sarcofago romano e un simulacro in legno di S.Giovanni Leopardi.

DEZZA
Il paese è formato da due agglomerati che prendono il nome di Dezza Alta e Dezza Bassa. E che sono uniti tra loro da un’antica mulattiera. A metà strada tra Dezza Alta e Dezza Bassa si trova la chiesa  dedicata a S. Elisabetta, con un loggiato che serviva da cimitero. Al suo interno, un altare minore dedicato alla Madonna del Rosario, dipinto della seconda metà del 1800. Nell’alto di una sponda soleggiata si trova Dezza Alta, con alcune ville di pregevole bellezza.
Da qui, tramite sentieri e mulattiere, un tempo si potevano raggiungere paesi come Vetriano, Cune, Colognora fino al più lontano Motrone. Anche Giacomo Puccini cita questo paese che “si attraversa per recarsi a Celle”, parlando appunto delle “Vagabonde di Dezza”. Attualmente il paese è ridotto a pochi abitanti a causa del fenomeno dell’emigrazione verso le città, ma si può ancora cogliere negli angoli più remoti il suo antico stile di vita, sottoposto al ritmo delle stagioni e al volere della natura.

 VALDOTTAVO
Situato a 7 km dal capoluogo,  Valdottavo è il paese più antico del Comune di Borgo a Mozzano. Fu fondato nel 752 D.C,  fu feudo, poi più tardi fece parte del territorio delle "sei Miglia" di Lucca e, nel 1665, fu unito definitivamente alla Vicaria di Borgo a Mozzano.
Il suo nome significa: distante Otto Miglia da Lucca e gli fu dato in epoca romana. Il paese si snoda lungo il torrente Celetra ed è caratterizzato dalla presenza di edifici in stile “Liberty”, come il Teatro Colombo,costruito intorno agli anni Venti grazie alle ricchezze degli immigrati. La chiesa parrocchiale, intitolata a S. Pietro e Paolo, nonostante le numerose modifiche che ha subito nei secoli, mantiene integra la facciata e in alcuni punti dei lati,  la struttura romanico-lucchese. L'interno a tre navate con colonne e capitelli contiene alcuni interessanti dipinti, tra cui un S. Francesco, S. Antonio e Vergine del 1716 di autore ignoto e un S. Rocco di Giuseppe Luchi, detto il "Diecimino". A pochi chilometri dal centro una strada si snoda fino ad arrivare al piccolo paese di Guzzanello, posto sulla sommità della collina: qui si trova un antico Romitorio, in fase di ristrutturazione, ma che conserva ancora intatte le antiche campane usate dai Romiti.

TEMPAGNANO
Situata sulla sponda destra del Serchio, sulle pendici del monte Conserva, Tempagnano è una frazione del Comune di Borgo a Mozzano le cui origini, come testimoniano i pochi documenti esistenti, risalgono all'anno 838 (probabilmente sono assai più antiche, come si può dedurre dal nome Templum Janii di chiara origine latina). La sua dislocazione geografica si presenta come una serie di piccoli nuclei situati sui punti più assolati a breve distanza tra loro, tanto che non è facile averne una visione completa se non dai colli che la circondano. Detta fazione è attraversata da una strada carrozzabile che collega il territorio di Borgo a Mozzano con la Versilia attraverso il valico di S. Graziano, dove esiste una antica Cappella dedicata alla Madonna della Neve. Il monumento più importante è costituito dalla medievale Torre campanaria ornata da merli, ai suoi piedi si trova la chiesa con annessa canonica che conserva importanti opere d’arte tra le quali spiccano quadri del sec. XVII, una croce parrocchiale d’argento del XV secolo di recente restaurata e arredi sacri di notevole pregio. L’economia del paese, un tempo esclusivamente agricola, oggi deriva il suo reddito quasi esclusivamente dal lavoro dipendente, se si escludono piccoli introiti provenienti dalla coltivazione part-time dell’olivo, della vite e dell’orto.

DOMAZZANO
Prima di giungere al paese di Valdottavo, sulla sinistra inizia la strada che conduce a Domazzano. Dopo un breve tratto si trova il casolare di Vendoia e, in prossimità del paese, quello di S. Donato. Alla fattoria apparteneva la chiesetta di S. Donato, esempio di arte romanica, oggi dedicata alla Madonna del Carmine.La facciata presenta una finestra a croce greca, l'abside costruito con materiale vario ha tre feritoie ed archetti pensili; all'interno, il soffitto formato da quattro capriate in legno è quello originale, il pavimento in cotto ne nasconde altri due simili; alle pareti l'immagine della Crocifissione e la Madonna del Carmine. La strada prosegue per un breve tratto fino al paese da cui parte un lastricato di circa 200 scalini che sale alla Chiesa Parrocchiale di S. Lorenzo; questa e quella di S. Donato sono state definite "le Gemelle Romaniche" proprio perché entrambe hanno la stessa origine. Purtroppo, la chiesa di San Lorenzo ha subito diverse modifiche, nonostante ciò la costruzione presenta ancora inconfondibili aspetti del periodo romanico: sulla facciata principale una croce greca; un ingresso laterale minore, la facciata a nord e la sacrestia, dove si conserva una bella Croce parrocchiale con l’immagine di S. Lorenzo del XV secolo.
 Dal piazzale della chiesa il panorama si apre spazioso e pittoresco verso sud e verso nord. Nel centro del paese si conservano ancora le case delle famiglie più antiche.

PARTIGLIANO
Il viaggiatore che lascia Valdottavo, volgendo a destra, giunge a Partigliano, ameno paesino tra il verde degli olivi e dei vigneti, a circa 250 m slm. Anticamente faceva parte del Piviere di Diecimo, oggi appartiene a quello di Valdottavo. Il paese è citato nei documenti dell'Arcivescovato fino dal 993. La chiesa è costruita con un bel pietrame; internamente è stata scialbata, forse in seguito della peste del 1600 e presenta uno stile barocco,assai mitigato e armonioso.Il campanile si presenta come più antico della chiesa: ma restaurato dopo il terremoto del 7 settembre 1920, ha perso le sue antiche caratteristiche architettoniche. Davanti alla Chiesa un grande loggiato, che poggia su archi di cotto antico, con vecchia travatura di castagno: ristrutturato nel 1990, è destinato ad attività sociali. Nell'interno della chiesa una bella balaustra del presbiterio (sec. XVIII), un quadro del Sacro Cuore di Maria del pittore Batoni, e nel coro il quadro dei protettori SS. Giusto e Clemente del pittore diecimino Antonio Luchi. L'opera più pregevole è il Gruppo dell'Annunziata: due statue in legno policromato di scuola senese ( sec. XIV). Da notare ancora una pianeta che proviene dall'oratorio di Guzzanello, con stoffa di origine lucchese, che ha su lo stolone graziose figure di angeli e il monogramma di Cristo. Partigliano conta attualmente 210 abitanti, raggruppati in 67 famiglie. Nel passato ha conosciuto una emigrazione verso i paesi del Nord Europa. La gente di Partigliano ha spiccato senso associativo per cui mantiene in vita tradizioni religiose e sociali da tempo scomparse nelle altre comunità. A circa 4 km, è da visitare l' antico Romitorio di Guzzanello.

CUNE
Il paese sorge a 653 m slm, alle pendici del monte Bargiglio, in bella posizione panoramica e mantiene in parte caratteristiche urbanistiche seicentesche con abitazioni che presentano imponenti portali in pietra. Antichi  documenti ci fanno sapere che un tempo il paese si trovava più in alto, dove esiste il Romitorio di S. Bartolomeo. L'attuale paese compare nella documentazione ufficiale soltanto nel 1387. La sua Chiesa è intitolata a S. Bartolomeo e al suo interno si conservano tele della Scuola del Marracci (sec.XVII), un dipinto su tavola di scuola toscana (sec. XV), un'edicola in marmo (sec. XVI) e una statua policroma in legno di S. Bartolomeo. Il tesoro della Chiesa comprende una croce parrocchiale in argento, un calice di rame dorato con figure di santi in argento. Nei dintorni, oltre al Romitorio di S. Bartolomeo, la vetta del monte Bargiglio, chiamato “l’occhio della Lucchesia” per la sua posizione strategica militare, con i ruderi dell'antica torre. In località Catureglio l’antica Villa Mansi (oggi abitazione privata), residenza estiva della famiglia Mansi, conosciuta per la leggenda della perfida e bellissima Lucida, leggenda che rivive per le strade del capoluogo ogni anno nella notte di Halloween.

ONETA
Nei documenti disponibili il paese di Oneta appare per la prima volta nel 979; fu feudo dei Suffredinghi, poi di Francesco Castracani e più tardi fece parte della Repubblica di Lucca nella Vicaria di Borgo a Mozzano.La Chiesa, intitolata a S. Ilario, ha avuto nel tempo diversi rimaneggiamenti; nell'interno però si conserva una statua lignea di S. Cristina vivamente colorata (sec. XVIII), un pregevole crocifisso in legno ed un calice dorato con piede esagonale (sec. XV). Nel centro del paese sorge un antico lavatoio coperto e due caratteristici oratori recentemente restaurati. Lungo il rio di Oneta sono ancora ben visibili gli antichi mulini ad acqua ed il frantoio.
 Poco distante da Oneta l'antica chiesetta di S.Cristina, dove per mancanza di spazio, la facciata è stata coperta da una cella per il "romito".

CERRETO
A 144 metri slm, il paese di Cerreto che si sviluppa longitudinalmente sul dorso di un colle, con belle vedute sul Ponte del Diavolo e sulla Valle del Serchio.
Oggi a Cerreto si accede comodamente con una strada rotabile che parte dal centro di Borgo a Mozzano, ma un tempo vi si arrivava solo con una ripida mulattiera, ancora oggi esistente. Le prime notizie sul paese risalgono al 995, il suo nome sembra derivare dai folti boschi di cerri che circondano le colline. Cerreto conserva ancora oggi il suo antico aspetto, con la strada in acciottolato irregolare che si snoda lungo il centro storico fino ad arrivare alla chiesa parrocchiale intitolata a San Giovanni Battista.La chiesa fu costruita intorno al 1660 sui ruderi di una preesistente chiesetta. Le decorazioni interne sono state realizzate intorno al 1920 da Lamberti detto “il Pelle”. Di notevole interesse un simulacro in legno ( Madonna con Bambino) del XV secolo. Poco distante dalla chiesa di San Giovanni si trova l'oratorio di San Rocchino (XV sec.), restaurato nel 1939 con all’interno un crocifisso di Pellegrino Lamberti. Poco più su, l’antica Pieve di Cerreto intitolata a San Giovanni, la cui esistenza è documentata già in una pergamena del 995; la chiesa è circondata da alcune case e capanne, resti di un paese fortificato. La struttura, notevolmente rimaneggiata, presenta un’interessante abside con archetti pensili, tre finestre a feritoia sormontate da sculture simboliche. All’interno un fonte battesimale formato da otto lastroni di pietra.

ROCCA
Nata nel Medioevo come fortezza, la Rocca di Mozzano domina la valle del Serchio e della Lima. Situata a 314 m slm, in buona posizione strategica fu feudo dei Suffredinghi, signori di Anchiano. Il paese, ben visibile dalle strade del fondovalle, è costruito sul ripido pendio della collina, fino all'antica Chiesa di S.Maria Assunta e ai ruderi della vecchia fortezza della quale rimane una parte del muro di cinta e della vecchia torre circolare. Il centro abitato conserva le caratteristiche del vecchio borgo medievale con strade strette, case quasi accavallate le une con le altre, gli acciottolati e i portali in pietra. La Chiesa, costruita tra l'XI e il XII secolo, presenta sulla facciata un bel bassorilievo in marmo; all'interno una piletta in marmo bianco e diversi pregevoli arredi sacri, tra cui una croce in lamina d'argento fermata sul legno. Nell'archivio sono conservati alcuni oggetti di culto, opera degli argentieri Lucchesi. Dalla chiesa si accede direttamente alla spaziosa canonica, un tempo sede dei castellani dei Suffredinghi e degli Antelminelli; nella grande cucina vi è un ampio focolare in pietra del 1503 e, ben visibile, un forno con quattro "bocche".
Alcuni anni fa la canonica è stata ristrutturata e attualmente viene utilizzata come luogo di villeggiatura e di ritiro spirituale per i giovani dell'Azione Cattolica. All'inizio del paese si incontra la Chiesetta degli Alpini, realizzata dal Gruppo di Borgo a Mozzano negli anni 1980-83. All'interno, sulle pareti, sono scritti i nomi dei caduti e dei dispersi in guerra del Comune appartenenti a tutte le Armi.

S. ROMANO
Immerso nel verde delle colline che sovrastano la valle della Turrite, circondato dai monti, protetto dai venti, si trova il paese di S. Romano, una frazione del Comune di Borgo a Mozzano dal quale dista un quindicina di chilometri. Si raggiunge percorrendo la via provinciale di fondovalle ed una ripida strada comunale lunga 4,5 km, che inizia da Turrite Cava. Anticamente il paese si chiamava Spuliziano ed era situato sul crinale del monte; a seguito di una epidemia di peste, la popolazione sopravvissuta discese in basso, nel luogo dove si trova attualmente il paese e lì costruì la chiesa, dedicandola a San Romano. Abitato oggi da meno di cento persone, era un tempo un borgo agricolo assai popoloso: lo testimoniano le numerose abitazioni disabitate o cedute a residenti di altre zone, che le utilizzano nel periodo estivo. Il centro abitato è caratterizzato da una tipologia edilizia assai modesta, ma nell'insieme, armonica e piacevole, con vie in acciottolato e case sorrette da archi e volte. La comunità abituata a gestire autonomamente i servizi essenziali, conserva opere comunitarie come il teatro, l'oratorio, il grande lavatoio.La chiesa parrocchiale, già nominata nelle carte nel 1260, è stata recentemente consolidata nella copertura del tetto, in quanto danneggiata da una scossa di terremoto. In questa chiesa si conserva una croce parrocchiale inventariata ed alcuni reliquiari in argento del XVIII secolo, donati da Fra Romano Bernardini sepolto nel romitorio di S. Rocco sulla strada per Gioviano.

MOTRONE
Entrato a far parte del Comune di Borgo a Mozzano nel 1963, Motrone è il paese situato alla maggiore altitudine, m 683 slm, ed alla maggiore distanza dal Capoluogo. Fino a pochi anni fa accessibile solo attraverso mulattiere impervie e solitarie, conserva ancora elementi medioevali di difesa, come le belle porte ad arco in pietra, che si trovano agli ingressi del paese. Sopra il dirupo del " Bucine", in posizione dominante, la chiesa parrocchiale, alla quale si accede attraverso una ripida scalinata, la cui costruzione risale al 1260 quando venne eretta come fortezza. All'interno un pregevole organo, e in alcuni locali della canonica vecchi attrezzi da lavoro della civiltà contadina.
 Da Motrone si possono effettuare escursioni salendo fino al Romitorio di S. Ansano, sul piccolo e bellissimo  altopiano di Lavacchielli oppure verso l'antro del Vasaio per una visita speleologica.

PIANO DELLA ROCCA
Partendo dal Capoluogo, risalendo la Via Lodovica dopo circa due km troviamo il paese di Piano della Rocca che si trova sulla destra del Serchio ai piedi di uno sperone roccioso su cui si erge la Rocca di Mozzano. Fino al 1938-41, inizio dei lavori della centrale idroelettrica, il paese era composto da poche case, un'antica cappella intitolata a S.Maria del Soccorso in cui da tempi immemorabili si celebra nel mese di maggio una grande festa in venerazione del Sacro Cuore di Gesù, che per un curioso episodio avvenuto tanti anni fa popolarmente è chiamata "Festa del Miccio". Piano della Rocca ebbe la sua scuola nel 1928 e sino ai decenni prima del 1900 era luogo di sosta dei greggi tramutanti dalle montagne alla Maremma. I terreni circostanti all'abitato sono uno dei siti archeologici più importanti della valle. Alcuni anni fa durante gli scavi del metanodotto venne alla luce un tomba ligure con arredi attualmente conservata nei locali del piccolo “Antiquarium” del capoluogo.

GIOVIANO
Sorge su un colle a 285 m slm, è un paese molto antico che conserva tuttora l'antica struttura medievale e le cui origini risalgono a prima del 1000. Attraverso le strette "Rughe" che chiudono il paese in girotondo, si sale verso il Castello, dove un tempo si ergeva l'antica torre e dove adesso si innalza il campanile costruito 60 anni or sono, oppure scendere verso il "Sassolungo" dove si può visitare la Chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Maria Assunta. La chiesa, ampliata in epoche diverse, conserva  affreschi che ornano il soffitto, opera di Pellegrino Lamberti, un quadro dell'Assunta e due ovali sull' altare maggiore. Uscendo dalla Chiesa, dopo aver percorso tutta la ruga della Porta, è possibile soffermarsi sulla "Prata" ad ammirare lo splendido panorama sulla Valle del Serchio. Salendo poi la ruga di San Rocco si può visitare l'oratorio del 1500, dove si conservano alcuni quadri di Santi e gli antichi "segni" della Compagnia. Con una breve passeggiata si può giungere all’Oratorio di San Bartolomeo, chiesetta romanica contaminata da vari restauri e rifacimenti.

ANCHIANO
A circa tre km dal Capoluogo, sulla Statale 12 del Brennero in direzione Lucca, troviamo il bivio di Anchiano. Il paese è accovacciato alle pendici del Monte Gallione e protetto dai venti del nord da una scogliera (il "Parello") perpendicolare all'alveo del Serchio.
 Per questa sua felice posizione la zona è stata abitata fin dai primi anni dell'era cristiana, come è documentato dai rilievi archeologici. Nel Medioevo fu roccaforte dei Suffredinghi; più tardi seguì i destini della Repubblica di Lucca. Il paese mantiene la sua struttura medievale: strade strette, passetti, aie, corti, altane a interessanti portali del 1600 e del 1700. Nella parte più elevata si trova l'antica chiesa parrocchiale intitolata a San Pietro, con una bella torre medievale. Di un suo primo rifacimento si trova notizia nel XV secolo, mentre l'ultimo risale al 1850. L'interno, a crociera, presenta sulla cupola decorazioni attribuite a Fazzi e Lamberti, artisti locali (1925-1940); interessante il fonte battesimale del XV secolo e un'edicola di scuola robbiana. Nel coro il trittico di Puticiano,opera del XV secolo.
 Anchiano, nell' ultimo conflitto mondiale, fu caposaldo della Linea Gotica, un’imponente sistema difensivo  realizzato durante la Seconda Guerra Mondiale quando nel 1944 il fronte si fermò per circa un anno portando lutti e distruzioni. All’altezza di Borgo a Mozzano i tedeschi avevano costruito una formidabile linea difensiva, con muri anticarro, piazzole, e casermette, che fortunatamente non servirono allo scopo per i noti avvenimenti che sconvolsero i piani delle forze tedesche. Dentro la grotta su cui sorgono la chiesa e il castello di Anchiano esistono ancora intatte le fortificazioni composte da diverse stanze e camminamenti, i cui accessi per motivi di sicurezza subito dopo la guerra furono murati. Qui nascerà un museo storico usufruendo di questi spazi ancora in ottimo stato di conservazione

CHIFENTI
Il paese di Chifenti si trova lungo la strada statale 12, 1 km oltre il Ponte del Diavolo. La sua posizione, alla confluenza del fiume Serchio con il torrente Lima, fece assumere a questo borgo il nome di "confluenti", trasformato poi in Chifenti. Costituito originariamente da tre nuclei, Chifenti, Molino e Ponte d'Oro, è oggi un unico centro abitato che mantiene la parte più antica nella zona intorno alla chiesa con vie in acciottolato, archi e volte di vecchie case. La Chiesa, dedicata a San Frediano, conserva alcune pregevoli opere d'arte, fra cui un tempietto per gli olii santi attribuito alla bottega del Civitali e una tela di Paolo Biancucci, pittore lucchese del XVII secolo, rappresentante la Madonna del Rosario, San Domenico e Santa Caterina. Sull'altare maggiore un bel crocifisso della scuola di Giotto.In canonica si conservano una croce parrocchiale in lamina d'argento e un quadro in tela (la deposizione della Croce) della scuola di Guido Reni. Il monumento del paese senza dubbio più rilevante è il famoso Ponte delle Catene, costruito sul torrente Lima per collegare Chifenti con il paese di Fornoli. Questo ponte fu progettato dall'architetto Lorenzo Nottolini fu iniziato nel 1839 e terminato, per volontà di Bettino Ricasoli, nel 1860. L'opera, gravemente danneggiata durante l'ultimo conflitto mondiale, è stata ricostruita secondo il disegno originario nell'immediato dopoguerra. Sempre al Nottolini si attribuisce la costruzione della "Fontana Nuova", situata sulla SS12 prima di arrivare al paese di Chifenti,  per chi proviene da Borgo a Mozzano.
 L'economia del paese è basata su molteplici attività artigianali e commerciali che ne fanno un centro vivo e operoso.

CORSAGNA
Il paese si trova a circa 400 m slm a nord-ovest sulle pendici dell'altipiano delle Pizzorne. Con i suoi numerosi abitanti rappresenta una delle più popolose frazioni di Borgo a Mozzano. Le prime notizie storiche risalgono al 786; vi dominarono prima i Suffredinghi e più tardi la Repubblica di Lucca. Il paese era assai conosciuto per le sue fabbriche di ferro. Il tessuto urbano è suddiviso in numerosi rioni: Fucina, Pozzo, Verace, Fabbriche, Postabbio etc. Le corti rappresentano un aspetto caratteristico originale di questo paese e sono l'espressione urbanistica dei nuclei familiari più importanti. Il luogo chiamato "Castello" è dominato da una possente torre, oggi torre campanaria, e da un vasto piazzale che domina la Media Valle del Serchio, dove sorgono due Oratori e la Chiesa Parrocchiale intitolata a S. Michele (1506). L'interno a tre navate, ha colonne in pietra serena con originali capitelli, di cui uno porta l'arme del paese (un serpente che si avvolge ad una colonna) e della Repubblica di Lucca. Vi si trovano opere pittoriche di notevole rilevanza come un S. Michele di Scuola Perugina. Non molto distante dal paese si trovano Serra (antica comunità oggi scomparsa di cui rimane solo la Chiesa intitolata a S. Lorenzo,  situata in una splendida  posizione panoramica, dove si trova il bel quadro “Madonna con bambino” del 1556 di Jacopo Mantovani) e  Particelle (in passato la patria di famosi scalpellini).

PERCORSO TREKKING

CORSAGNA – MADONNA DI SERRA.

Il percorso inizia dalla piazza del paese per proseguire lungo la strada, ancora in acciottolato, che attraversa il paese e conduce, tra corti e volte ancora intatte, alla Chiesa di San Michele (1500). Poco prima della scalinata, sulla sinistra, inizia il sentiero di circa 600 mt. che conduce alla Madonna di Serra attraverso selve di castagni. In questa località esisteva un antico centro abitato che fu nel tempo agglomerato a Corsagna. Nella sua chiesa del 1596 esiste il quadro della Madonna della Consolazione molto venerata dagli abitanti del paese che ogni anno la ricordano festeggiandola solennemente (ultimo sabato e domenica di agosto). La lunghezza del percorso dalla piazza è di circa 1,3 km ed è percorribile a piedi in meno di 30 minuti.
 Il percorso non è usufruibile ai disabili.

 

 

 

 

 

 

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