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“Alla ricerca di un linguaggio Comune” COSTRUIAMO IL WELFARE DI DOMANI - CONVEGNO ON -LINE

 

I partecipanti al convegno avevano la possibilità di fare domande in chat ai vari relatori, non essendom stato possibile rispondere a tutti durante il corso della giornata del 16 dicembre, le pubblichiamo come assicurato.

 

L’importanza del territorio è strettamente collegata alla persona?

Il territorio incide moltissimo, non è uno stereotipo; nel nostro caso specifico abbiamo notato che la maggior parte delle persone in misura alternativa alla carcerazione inserite nel percorso di recupero presso il parco “La Fenice” proviene proprio dal quartiere di Varignano, molti di loro abitano nelle vicinanze del parco.

D.ssa Milica Djukic

Mediatrice culturale Associazione Araba Fenice

 

Quanti sono stati fino ad ora i ragazzi inseriti nel progetto?

Il progetto di mediazione culturale e di sostegno morale con la C.C di Lucca, è stato attuato nel 2008 e in questi dodici anni di attività centinaia e centinaia di detenuti ascoltati, aiutati e indirizzati durante i colloqui all’interno del carcere, vengono inseriti nei percorsi di reinserimento sociale presso l’Associazione Araba Fenice, a seconda delle autorizzazioni da parte del magistrato di sorveglianza, un numero che varia tra 10 e 20 persone l’anno.

D.ssa Milica Djukic

Mediatrice culturale Associazione Araba Fenice

 

Quali sono le difficoltà (sia con gli utenti che con le amministrazioni) incontrate durante questi percorsi? Come vengono superate?

Le difficoltà sorgono dal momento della concessione della misura stessa, specialmente nella prima fase, quando il detenuto libero solo parzialmente, non più abituato a confrontarsi con l’esterno, si trova in difficoltà nel seguire i ritmi imposti dagli orari di lavoro e del volontariato. Spesso è coinvolta anche la famiglia, così la soluzione si trova nell’ascolto, nell’accompagnamento e soprattutto nell’aiuto materiale alla famiglia.

D.ssa Milica Djukic

Mediatrice culturale Associazione Araba Fenice

 

Sentiamo dalla sua voce origini non italiane, quanto conta il fatto che lei parli arabo sul lavoro con i migranti?

Le mie origini slave incidono molto sul mio lavoro da mediatrice culturale. Il fatto che parlo arabo e non solo, mi permette di stabilire un contatto diretto con gli immigrati e le loro famiglie, specialmente nelle occasioni delicate quando ad esempio bisogna informarle sulle condizioni in cui si trova il loro congiunto in carcere.

La conoscenza delle lingue facilita il mio impegno nella gestione dello sportello di intercultura, nell’organizzazione di eventi culturali, nella scelta dei testi e dei pezzi musicali che di solito viene fatto insieme agli immigrati per realizzare degli spettacoli teatrali.

 

D.ssa Milica Djukic

Mediatrice culturale Associazione Araba Fenice

 

In questo contesto di pandemia come stanno cambiando i progetti? E quali sono le visioni future nell’ottica di cambiamento “forzato” che stiamo vivendo e/o continueremo a vivere?

 

Dal mese di marzo purtroppo le attività trattamentali sono state interrotte. Tutto il lavoro si è concentrato sull’aspetto sanitario da una parte e sull’implementare l’ascolto di detenuti dall’altra che a causa della pandemia si trovano ancor di più in una situazione di isolamento e solitudine e a trascorrere intere giornate senza alcun obiettivo e/o impegno.

L’ascolto quindi diventa determinante nel mantenere l’ambiente il più sereno possibile. Tuttavia abbiamo continuato ad interagire con i nostri collaboratori per essere pronti a riprendere i progetti vecchi e nuovi non appena sarà possibile.

Lentamente il protrarsi dell’emergenza sanitaria è stata l’occasione per pensare ad altre modalità di offerta e fruizione delle attività trattamentali attraverso il ricorso alla “rete” riconoscendo lo strumento delle videoconferenze come nuovo e rispettato strumento cosa che fino al Marzo scorso non avremmo mai preso in considerazione.

Abbiamo già partecipato ad un primo esperimento partecipando ad un progetto europeo “COSPIROM” organizzato dall’università sant’Anna di Pisa, il comune di Lucca e le Forze dell’Ordine. Il progetto prevedeva di creare e/o migliorare la conoscenza del popolo rom/sinti e il mondo dei Gagi (non italiani) ed in particolare con il mondo istituzionale. È stato un primo esperimento che ha dato risultati inaspettati soprattutto rispetto alla partecipazione di detenuti al progetto. Stiamo pertanto riflettendo su altre possibili esperienze che potrebbero diventare un “sistema” anche al termine della pandemia.

 

D.ssa Fabiola Giannecchini

Responsabilie Area Educativa casa circondariale di Lucca

 

Esiste una forma di tutela per i detenuti senza permesso di soggiorno o clandestini?

 

Purtroppo no. Possono partecipare a tutte le attività interne anche di tipo formativo ma senza documenti è difficile che possano essere inseriti in attività lavorative esterne o a programmi riabilitativi. Ad esempio coloro che assumono sostanze stupefacenti sono quasi sempre esclusi da forme di detenzione alternative al carcere.

 

D.ssa Fabiola Giannecchini

Responsabilie Area Educativa casa circondariale di Lucca

 

 

Ci sta parlando di un centro per l’impiego quasi non conosciuto..

Dovrebbe venire fuori tutto quello che ci sta dicendo.. Ma lei a responsabile cosa ci può dire dei dati, quante persone riuscite ad occupare? A quanti trovate lavoro? Ad oggi si sente di dire ai giovani di venire al centro per l’impiego?

 

Le posso assicurare che, per quanto riguarda il Centro per l’Impiego della Valle del Serchio, di cui sono Responsabile, c’è, da parte di tutti I miei operatori, il massimo sforzo a offrire tutto ciò che è previsto dalla Carta dei Servizi dell’Agenzia Regionale Toscana per l’Impiego.

 

Inizio con risponderle che sicuramente sì, a oggi, consiglierei ai giovani di rivolgersi al Centro per l’Impiego.

Però credo sia opportuno fare subito una precisazione: la sua domanda “A quanti trovate lavoro?” mi riporta al funzionamento del vecchio “Collocamento” che chiamavano I soggetti inseriti in graduatorie, seguendo un ordine di anzianità, indipendentemente dalle competenze realmente possedute dai candidati. Oggi (a partire dal 2000) tutto questo non esiste più: al posto del Collocamento è stato istituito il Centro per l’Impiego e tutte le norme e le leggi che regolano il funzionamento sono cambiate.

 

Facendo l’esempio di un giovane (avendomi fatto una domanda attinente, credo che lei lo sia) neo diplomato che per la prima volta si rivolge a noi, garantiamo non solo di adempiere alle pratiche “amministrative” di iscrizione, ma anche un orientamento “personalizzato” che deve servire per fare emergere chiaramente gli obiettivi e le necessità del giovane e a supportarlo nel percorso scelto. Per fare un esempio, il giovane potrebbe necessitare di orientamento universitario o formativo: da noi trova un aiuto per una scelta il più obiettiva e consapevole possibile. In caso di ricerca di lavoro, l’orientamento riguarderà sicuramente la realizzazione del curriculum vitae, supporto nell’affrontare colloqui lavorativi, indicazioni su dove trovare le offerte, sulle modalità di candidatura, percorsi di tirocinio extracurricolare, ecc.

È ovvio però che I compiti e gli obblighi non sono solo in carico all’operatore, e sicuramente I percorsi non possono essere completati con un’ora di colloquio: anche il giovane deve attivarsi e mantenersi attivo, senza aspettare che “qualcuno lo cerchi a casa”. Ma in questo percorso, se lo vorrà, potrà sempre, in qualsiasi momento contare sul nostro supporto, anche quando la sua situazione cambierà come, ad esempio, al termine di un percorso (formativo, universitario, di lavoro, di stage) intrapreso.

 

Con questo voglio chiarire che il Centro per l’Impiego è un insieme di servizi che aiutano e supportano, con varie attività, utenti e aziende a raggiungere I propri obiettivi.

 

Per quanto riguarda le offerte di lavoro, non siamo noi del Centro per l’Impiego a decidere chi l’azienda andrà ad assumere: quando un’azienda cerca personale e si rivolge a noi (ma può anche benissimo rivolgersi ad agenzie interinali oppure utilizzare la propria banca dati con i CV inviati ad essa direttamente dai candidati), specifica nell’offerta I requisiti necessari per lo svolgimento delle mansioni, anche e soprattutto in termini di effettive conoscenze e competenze acquisite, che serviranno da filtro e saranno valutati nella scelta dei candidati da colloquiare. Tra essi l’azienda sceglierà la persona idonea a quel profilo.

Resta però fondamentale l’attivazione del soggetto che cerca lavoro nel candidarsi direttamente tramite il Portale Toscana Lavoro e cercando il nostro supporto, oppure autocandidandosi presso i datori di lavoro o ancora rivolgendosi alle agenzie interinali.

 

Spero di essere stata esaustiva con la mia risposta ma, laddove non mi fossi spiegata bene e avesse bisogno di ulteriori chiarimenti, sarò lieta di incontrarla presso i nostri uffici personalmente.

 

D.ssa Michela Bertoncini

Responsabile Centro per l’Impiego della Valle del Serchio

 

 

 

(23-12-2020)

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